Crescono i paesi che non hanno fatto austerity

Crescono i paesi che non hanno fatto austerity

di Roberto Romano

Banca mondiale. Il rapporto: finalmente la ripresa, ma a due velocità. Bene le economie emergenti e gli Usa, male l’Europa: in particolare la Germania

La Banca Mon­diale ha pre­sen­tato le pre­vi­sioni eco­no­mi­che per il 2014. La sin­tesi del rap­porto potrebbe essere la seguente: 5 anni dopo la crisi finan­zia­ria l’economia mon­diale comin­cia a mostrare i primi segnali di ripresa. L’economia mon­diale dovrebbe cre­scere del 3,2%, ma la cre­scita non sarà omo­ge­nea: i paesi in via di svi­luppo cre­sce­ranno del 5,3%, men­tre i paesi ric­chi del 2,2%. All’interno dei così detti paesi ric­chi, le policy adot­tate fanno la differenza.

Chi ha impe­gnato la spesa pub­blica e tutti gli stru­menti mone­tari per fron­teg­giare la crisi reale ha con­se­guito dei risul­tati di gran lunga migliori dei paesi che hanno adot­tato poli­ti­che di auste­rità. In altre parole gli Stati Uniti, pur con tutti i limiti cono­sciuti, regi­stre­ranno una cre­scita per il 2014 del 2,8%, men­tre l’Europa, l’emblema delle poli­ti­che libe­ri­ste, delle riforme strut­tu­rali, dei tagli alla spesa pub­blica e del rien­tro for­zato, via avanzi pri­mari, dall’indebitamento e dal debito pub­blico, avranno una cre­scita dell’1,1%.

L’aspetto bef­fardo è la cre­scita della Ger­ma­nia: 0,5%. Atten­zione, il detto mal comune mezzo gau­dio non vale. La crisi della Ger­ma­nia è la crisi dell’Europa. Potrebbe tra­sci­nare tutti quanti den­tro un vor­tice da cui è dif­fi­cile imma­gi­nare gli effetti. Altro che uscita dall’euro e cose simili.

Alla fine, i beni e ser­vizi pro­dotti dalla Ger­ma­nia devono pur essere ven­duti, ma se depau­pe­riamo tre quarti dell’Europa, anche la gra­ni­tica Ger­ma­nia non può far altro che lec­carsi le ferite. Cer­ta­mente la Cina rimane un mer­cato pro­met­tente, ma la domanda euro­pea non è così facil­mente sosti­tui­bile, nem­meno dalla cre­scita della domanda ame­ri­cana. Obama ha tanti difetti, ma una parte del rilan­cio dell’economia ame­ri­cana è legata al raf­for­za­mento della pro­pria manifattura.

Non si tratta solo di allen­tare i vin­coli euro­pei. La situa­zione è tale che neces­sità di una poli­tica eco­no­mica euro­pea. Non si aggan­cia nes­suna cre­scita, nem­meno a livello mon­diale, fin­tanto che l’Europa rimane senza bilan­cio pub­blico euro­peo ade­guato, almeno del 4% del Pil, un coor­di­na­mento delle poli­ti­che indu­striali e un ade­gua­mento della domanda interna, via incre­menti salariali.

In qual­che misura il rap­porto della Banca mon­diale con­ferma che le poli­ti­che libe­ri­ste sono fuori tempo mas­simo. I paesi che non hanno per­se­guito le logi­che dell’austerità stanno deci­sa­mente meglio. Chissà cosa ne pen­sano il pre­si­dente della Com­mis­sione euro­pea e il governo di grande coa­li­zione tedesco.

Alla fine tutti i nodi e le debo­lezze dell’Europa si mani­fe­stano, soprat­tutto quando si affac­cia una «mode­sta» cre­scita. È pro­prio quando si intra­vede una cre­scita che si vede se sono state adot­tate le poli­ti­che giuste.

Ora abbiamo una mezza verità: le poli­ti­che euro­pee hanno allon­ta­nato la stessa Europa da una pos­si­bile cre­scita. Non credo e non penso che gli Stati Uniti o altri Paesi rega­lino la pro­pria cre­scita all’Europa.

Que­sta volta l’Ue deve diven­tare adulta. L’età dell’adolescenza è finita.


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